Abiti usati: il cambiamento sarà profondo ma progressivo
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Abiti usati: il cambiamento sarà profondo ma progressivo

Martedì 15 Marzo 2022

Redazione Leotron

Dal 1 gennaio 2022 in Italia la raccolta differenziata dei rifiuti tessili è obbligatoria. A fronte dei maggiori volumi che dovranno essere recuperati, il Ministero della Transizione Ecologica si appresta a introdurre un regime di responsabilità estesa del produttore, in virtù del quale i produttori di abbigliamento si faranno carico finanziariamente e organizzativamente del riutilizzo e riciclo dei prodotti post-consumo. Ciò implicherà, molto probabilmente, profondi mutamenti all’attuale sistema di raccolta e recupero, tra i quali l’istituzione di nuove raccolte selettive che i produttori opereranno mediante le cosiddette “reverse logistic”: come accade negli elettrodomestici, e come ha già cominciato a fare qualche retailer dell’abbigliamento, i negozi offriranno ai cittadini/consumatori la possibilità di conferire i loro abiti usati ponendosi come alternativa ai contenitori stradali e alle parrocchie. Alberto Ferro, esponente di Utilitalia, qualche tempo fa ha espresso su Leotron forti perplessità su questo sistema, dato che i produttori potrebbero tentare di assorbire le qualità migliori, in modo selettivo, lasciando alle aziende di igiene urbana solamente le qualità peggiori e più difficili da recuperare. Secondo Ferro ciò potrebbe minare la sostenibilità economica dei sistemi di raccolta e recupero producendo, a saldo finale, una riduzione del volume totale di recupero (https://www.leotron.com/epr-e-riuso-la-somma-delle-parti-non-fa-il-totale).

Sullo stesso argomento abbiamo intervistato l’avvocato Mara Chilosi, professionista esperta di diritto ambientale che, da anni, si occupa di sistemi di responsabilità estesa del produttore e che ha studiato a fondo la filiera tessile, a partire dalle esperienze maturate anche in altri Paesi.

intervista-chilosi

Avvocato Chilosi, il nuovo sistema sarà molto diverso da quello attuale?

Nella filiera del tessile, se si vogliono massimizzare la prevenzione dei rifiuti, la preparazione per il riutilizzo di abiti e accessori e il riciclo, incoraggiando anche nuove soluzioni che oggi non sono presenti o comunque scarseggiano sul mercato italiano, sarà inevitabile modificare i sistemi di raccolta, incentivando le raccolte selettive e rendendo sussidiaria la raccolta urbana massiva, soprattutto quella stradale. Del resto, la disciplina EPR deve essere finalizzata a raggiungere gli obiettivi ambientali e non a preservare il sistema esistente, che ha dimostrato, specialmente negli ultimi anni, a causa della incidenza del fast fashion e della minore richiesta di usato a livello internazionale, una sempre crescente fragilità.




Cosa succederà agli operatori che oggi gestiscono il mercato?

Si tratterà ovviamente di un percorso progressivo, che richiederà anni e che non comporterà l’annientamento delle realtà che operano attualmente nel settore, ma semplicemente il loro adattamento a modelli di gestione differenti, più efficienti, efficaci, economici, competitivi, tracciati e trasparenti. I Sistemi dei produttori dovranno assicurare la legalità e la sostenibilità della filiera, liberandola, finalmente, dalle logiche attuali, anche di tipo economico, che la rendono spesso vulnerabile a fenomeni criminali o comunque di illecito ambientale. Si dovrà lavorare molto sulla prevenzione della produzione dei rifiuti e sulla diffusione di nuovi modelli di progettazione, di produzione e di consumo dei prodotti tessili e moda.




Alberto Ferro reputa che il sistema delle raccolte selettive rischia di sottrarre alle aziende di igiene urbana le buone qualità di cui hanno bisogno per sostenere raccolta e avvio a recupero dei rifiuti tessili.

A mio avviso le raccolte selettive non sono affatto contrapposte all’assunzione da parte dei produttori di responsabilità finanziarie in relazione ai rifiuti tessili storici o non valorizzabili raccolti in ambito urbano, che saranno indirizzati a nuove forme di recupero di materia e, dove non sarà possibile, a recupero energetico e, in via residuale, a smaltimento. Anzi, più si riuscirà a differenziare alla fonte e in modo qualitativo, maggiori saranno le quote di rifiuti che potranno essere avviati a riutilizzo e riciclaggio e meglio si potranno impiegare i proventi degli ecocontributi in attività che creino un concreto valore aggiunto in termini ambientali. Resterà poi sempre una quota di rifiuti valorizzabili anche in ambito urbano. Il d.lgs. 116/2020 ha codificato due principi importanti: che i Sistemi dei produttori non possano limitarsi a raccogliere soltanto nelle aree più proficue e che debbano operare in continuità a prescindere dall’eventuale raggiungimento degli obiettivi minimi. Le modalità di raccolta saranno diversificate nei diversi contesti territoriali, ma i Sistemi dei produttori dovranno necessariamente garantire la copertura nazionale. 

L’atteso decreto sulla filiera tessile dovrà disciplinare questi aspetti con buon senso e guardando al futuro, osando anche dei cambiamenti rispetto ai regimi EPR che abbiamo conosciuto sino ad oggi. Dall’esperienza delle altre filiere si possono infatti trarre numerosi spunti di miglioramento e non c’è settore più adatto di quello tessile per sperimentarli”.

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