Ri-usare: una best practice scritta nel nostro DNA.
Gianni Perbellini, per la rubrica Questione di Punti di Vista
Si rincorrono, sulla stampa, i report sulla crescita del mercato dell'usato e i numeri che ci vengono offerti danno, sempre più, l'idea che questo stile di vita (perché di questo si tratta) stia sempre di più diffondendosi e diventando molto cool. Essendo da molti anni uno studioso, oltreché un appassionato, di questo fenomeno non posso che essere molto contento nel vedere che i media stanno prendendo consapevolezza dell'ampiezza del fenomeno e dei numeri che lo sostengono. Sono contento dicevo ma, come ripeto da anni, i numeri che ci vengono, via, via, sciorinati sono numeri avari!
Mi spiego? chi fa statistica, chi raccoglie i numeri, chi li mette insieme, fa riferimento a dati che sono "fotografati" attraverso i canali "ufficiali" come le Camere di Commercio e gli organismi di rappresentanza, i report dei siti specializzati, i dati comunicati dai media, ma questa è solo la punta dell'iceberg!
Numeri da prendere con le pinze
In effetti, quando si guarda ai numeri pubblicati il fenomeno, per i meno esperti, é un fenomeno che appare di dimensioni assolutamente rilevanti ed in effetti è proprio così, ma dentro quei numeri non ci stanno tutte le attività che realmente si dedicano al riuso! Di fatto, ci sono segmenti e settori di questo mercato che, per loro natura, non rientrano non solo nelle statistiche, ma neanche nelle stime degli estensori degli articoli e delle pubblicazioni che, via via, ci vengono sotto gli occhi.
C'è un mercato non misurabile dei soggetti informali che scambiano quotidianamente ed in maniera importante, dal punto di vista economico, e anche quantitativo, beni ed oggetti usati senza che questi passino minimamente nelle statistiche e nei numeri che ci vengono riportati. E di questo sono profondamente convinto, tanto che già oltre 10 anni fa parlavo di numeri che superavano i 25 miliardi di euro, considerando, appunto, tutto il mercato sommerso che va dei mercati informali ai mercati di piazza senza trascurare il mercato della Charity, insomma tutte quelle attività che per loro natura vuoi di nebulosa legittimità vuoi di riservatezza e prudenza, non arrivano mai, mi si passi il termine, agli onori delle cronache.
Quanto vale il mercato dell'usato
Si dice che oggi il mercato dell'usato possa valere più di un punto percentuale del PIL, ma sono personalmente convinto che superi i 2 punti percentuali! Di questo rinnovato approccio culturale sono personalmente molto soddisfatto per due sostanziali motivi.
Uno di carattere etico culturale:
- Perché e sempre stato nella cultura e nel modus vivendi della nostra storia italiana fondamentale evitare con attenzione e cura lo spreco che, ahimè, c'aveva, in qualche modo, sovrastato dagli anni 70 in poi, ma che non era nella nostra indole né nelle nostre tradizioni che invece ci avevano insegnato che il passar di mano, il riparare, il riutilizzare e, in ultima analisi, il non sprecare fossero buone pratiche per tutte le classi sociali e per tutte le persone.
L'altro di carattere squisitamente personale:
- Perché per molti anni ed in molti contesti ho cercato di modificare l'approccio che, purtroppo, molta gente aveva nei confronti di questo mercato relegandolo ad una pratica per poveracci, per estrosi artistoidi o peggio ancora per traffichini. A ciò valga un aneddoto che più volte mi è capitato di raccontare. In una sera d'autunno mi trovavo in aeroporto in attesa del volo di rientro a casa quando venne annunciato un importante ritardo per un guasto all'aereo che avrei dovuto prendere. L'attesa si prolungò più del necessario e, per alleggerire l'attenzione e far sfumare il malumore, mi misi a chiacchierare con un distinto signore che mi disse essere un deputato al Parlamento italiano e nel presentarmi io gli dissi sì ero presidente di una società di mercatini dell'usato. Non ci volle molto per capire dall'espressione del suo volto la vena di disprezzo che balenò nel suo sguardo quando gli spiegai il nostro lavoro! Più tardi arrivato l'aereo ci imbarcammo e dopo un'ora di volo arrivammo all'aeroporto di destinazione;
- Malauguratamente a quell'ora della notte non c'erano più i servizi di taxi e, dato che io avevo una mia piccola vettura di servizio lì all'aeroporto gli proposi di accompagnarlo al suo albergo. Accettò, obtorto collo, la mia proposta e durante il tragitto mi divertii molto nel fargli notare che durante il viaggio era stato seduto su una poltrona molto usata ma soprattutto che tra poco nella sua stanza d'albergo avrebbe fatto una doccia asciugandosi con un accappatoio "usato", sì sarebbe coricato tra lenzuola "usate" e, l'indomani, avrebbe fatto una buona colazione con stoviglie usate;
- Non ci avevo mai pensato! Fu la sua sincera e assorta risposta e, mi disse, questa è una lezione che non dimenticherò e la tramanderò ai miei nipoti perché, in fondo, a ben pensarci, è la lezione che i miei genitori avevano insegnato a me anche se me n'ero scordato!
Un fattore scritto nel nostro DNA
Ecco, è appena il caso di dire che la prima motivazione è stato il "Sacro Fuoco" che ha, dapprima, stimolato e poi alimentato la voglia di approfondimento e di studio di questo fenomeno, scritto nel nostro Italico DNA e, la seconda, quella che mi ha aperto le strade alla prima, in assoluto, audizione, tenutasi in il 1 Ottobre 2008 in Commissione Ambiente al Senato della Repubblica, dove parlando di cultura del Riuso, di Salvaguardia Ambientale, di Economia Circolare, ma anche di Rovistatori di Cassonetti, di Mercatini Informali, di Mercatini conto terzi e dei milioni di oggetti che grazie a questa filiera passavano di mano in mano ridiventando utili, per chi li riceveva, da chi li aveva dismessi, ho avuto modo di incuriosire, interessare e, forse, affascinare i Senatori presenti sull'importanza di questa buona pratica!
Ecco, forse mi son fatto prendere la mano, ma l'argomento è di quelli che o li ami o li detesti e io lo amo,
Ma è solo
Questione di Punti di Vista!
Gianni Perbellini
Presidente
Mondo da Ri-Usare