L'impatto del coronavirus sui negozi dell'usato
I negozi dell'usato, come tanti altri possessori di partita IVA, sono tra coloro che più stanno soffrendo per l'impatto che le ordinanze relative al COVID-19 hanno avuto sull'economia e sulla società italiana. Le misure di sicurezza sono state emesse per tutelare la salute dei cittadini e prevenire un contagio a cui il sistema sanitario nazionale faticherebbe a far fronte. Tuttavia, dall'altro lato, tantissimi liberi professionisti si vedono costretti a chiudere le proprie attività vivendo alla giornata, senza sapere cosa accadrà il giorno dopo.
L'eterna lotta dei liberi professionisti
I possessori di partita IVA non hanno vita facile in nessun momento dell'anno. Più passa il tempo più il numero di liberi professionisti diminuisce, come attesta Federcontribuenti. In 3 anni sono morte 3 milioni di partite IVA, ma il dato più preoccupante è il fatto che il 25% dei possessori vive sotto la soglia di povertà prevista dall'Istat. Questo è dovuto alla mancanza di permessi, di ferie pagate, alla pressione fiscale. Lo Statto sottopone i possessori di partita IVA ad una pressione fiscale che lascia ben poco respiro.
Questa è la situazione quotidiana che ogni libero professionista deve affrontare per poter portare avanti la propria attività. Sempre secondo quanto attesta Federcontribuenti, negli ultimi dieci anni il reddito medio è calato di 7 mila euro e, in questo stesso lasso di tempo, hanno chiuso oltre 257 mila imprese. Questa è la situazione dei liberi professionisti in Italia e, a tutto ciò, ora si è aggiunto l'impatto del coronavirus che si fa sentire con tutta la sua potenza devastante soprattutto sui possessori di piccole partite IVA.
L'incertezza creata dal coronavirus sui negozi dell'usato
A puntare l'attenzione sull'allarmante situazione delle piccole partite IVA è stato Antonio Caprio, Segretario della UGL di Bari con le seguenti parole: "La crisi economica che sta provocando il COVID-19 interessa principalmente le piccole partite IVA, come commercianti operanti su aree pubbliche, bar, ristoranti e tutte quelle attività che hanno alle loro dipendenze fino a un massimo di 5 lavoratori."
I negozi dell'usato sono attività perlopiù a conduzione familiare, le quali rischiano di essere schiacciate da una situazione che non ha previsto supporto alla loro situazione. Ad oggi, secondo quanto stabilito dal presidente del consiglio Conte, hanno l'obbligo di chiusura tutte le attività commerciali che non siano alimentari o farmacie.
I negozi dell'usato sono un luogo in cui la "contaminazione" viene percepita in modo molto forte anche in situazioni di calma. Ora, in questo stato di emergenza, il problema si amplifica costringendo intere famiglie ad una situazione economica davvero preoccupante.
I negozi dell'usato chiedono aiuto
La copertura mediatica data al COVID-19 e le scelte politiche hanno generato confusione e, a tratti, panico nella popolazione. Quello di cui necessitano i negozi dell'usato in questo momento così delicato generato dall'emergenza è di ottenere misure che tutelino anche i possessori di partita IVA e non solamente i cittadini in quanto tali. Già da tempo i negozi dell'usato chiedono aiuto e il sosteno del settore è oggetto di una proposta di legge incardinata in Parlamento che prevede l'abbassamento dell'IVA al 10%. Speriamo che presto venga realizzata nella pratica qualche azione positiva.