Il New European Bauhaus e l’estetica dell’economia circolare
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Il New European Bauhaus e l’estetica dell’economia circolare

Martedì 03 Maggio 2022

Alessandro Giuliani

Sostenibilità, inclusione ed estetica: un’unica visione, un unico percorso. Il programma comunitario New European Bauhaus conta su oltre 500 milioni di euro per iniziare e ha tutte le premesse per fare storia. Così come fecero storia, nell’ancient regime, i titanici sforzi di Papi, Re e Principi nel promuovere attraverso l’arte i valori e principi filosofici sui quali si reggeva la società. L’iniziativa della Commissione Europea, lanciata dalla Presidente Ursula Von Der Leyen il 16 settembre del 2020, nasce con l’esplicito intento di guidare il gusto dei cittadini europei verso dimensioni di bellezza che siano funzionali agli obiettivi ambientali e di inclusione che la Commissione considera strategici.

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L’istituzione pubblica ha sempre promosso iniziative culturali funzionali alle proprie politiche, ma questa volta si tratta di un’operazione di grande scala ed organica a riforme specifiche. Cento anni fa il filosofo Benedetto Croce sottolineava come le lingue si evolvono a partire dal senso estetico di chi le parla e di chi le ascolta. Le parole e il modo di associarle cambiano dipendendo da ciò che suona bene all’orecchio, e questo processo genera inevitabili mutazioni nella forma di pensare e concepire il mondo. Il potenziale trainante della bellezza è immenso, e la Commissione Europea dimostra di averlo capito appieno. “Se il Green Deal europeo ha un’anima”. ha detto la Von Der Leyen, “questa è la New European Bahuaus”. Il Sole24 ore, quotidiano di Confindustria, ha commentato il New European Bauhaus nel modo che segue: “per la prima volta nella sua storia, l'Europa ha suggerito, senza imporre (per chi ci vedesse una scelta di regime), i canoni del nuovo bello: un bello che significa sostenibilità, accessibilità, dialogo tra diverse culture, recupero del saper fare, ma anche inclusività sociale ed economica”. Il principale focus del programma comunitario ci sono l’urbanistica e l’edilizia sostenibili (almeno il 40% delle emissioni serra sono causate direttamente o indirettamente dagli insediamenti abitativi e dalle loro infrastrutture), ma poco a poco a essere coinvolto nell’iniziativa sarà l’intero ambito dell’economia circolare. Lo scorso 30 marzo l’Unione Europea ha lanciato l’iniziativa #ReFashionNow, che ha l’obiettivo di orientare le scelte del settore moda verso frontiere di gusto ambientalmente funzionali. La (ri) scoperta del potenziale ruolo delle istituzioni nella conduzione delle coscienze si traduce in una road-map molto concreta. Nei primi mesi dell’iniziativa, e fino al 31 maggio 2021, designer, architetti, artigiani, ingegneri, scienziati e creativi hanno candidato progetti di architettura e design caratterizzati dai nuovi orientamenti. La seconda fase, tutt’ora in corso, prevede l’implementazione di progetti pilota. Dal 2023 l’accento verrà posto sull’ampliamento delle idee ed azioni emerse e sul raggiungimento di un vasto pubblico in Europa e nel mondo.




Il motto della corrente Bauhuaus, nata nel 1919 con l’obiettivo di fondere arte e funzionalità, era: “bridging the chasm between idealism and reality”: colmare il baratro tra idealismo e realtà. Il filosofo tedesco Hendrik Steinort ha scritto, ironicamente, che il motto della New European Bauhaus, potrebbe invece essere “Realising the aesthetic chasm in idealism and elevating it”: rendersi conto del baratro estetico dell’idealismo ed incrementarlo”. Secondo Steinort gli investimenti estetici, un tempo manifestazione della volontà di estendere alle coscienze il potere temporale dei governanti, nella società liberale contemporanea potrebbero sfociare in una “politicizzazione dell’estetica”. Un modo forse un po’ crudo per definire il “discorso partecipativo” che la Commissione dichiara di voler porre alla base dello sviluppo del programma, che si tradurrà in infiniti round di concertazione dove le associazioni di categoria e i gruppi di interesse sgomiteranno per affermare la propria visione e intercettare i fondi pubblici che, in un’ottica neo-mecenatista, verranno messi a disposizione per le fasi di progettazione, dimostrazione e sviluppo. Parallelamente, e come contraltare a questa dimensione, sta prendendo piede il decisionismo verticale delle grandi corporation, anch’esse vincolate ad obiettivi di economia circolare e ben determinate a integrare il discorso green nelle proprie campagne di creazione del gusto. In questo quadro, quale sarà il posizionamento degli innumerevoli operatori dell’usato che oggi, tra negozi, negozietti e posteggi ambulanti, portano avanti concretamente l’economia circolare del riutilizzo? Io personalmente non ho alcun dubbio: a dominare il mondo sarà la scienza del marketing, e nella società futura una delle principali discriminanti tra totalitarismo e democrazia sarà la capacità dei consumatori e delle economie popolari di capire e gestire a proprio vantaggio gli strumenti offerti da questa disciplina. Nel mondo futuro che è già alle porte, dove il loro settore sarà oggetto di politiche pubbliche sempre più stringenti e dell’intervento diretto dell’industria (vedi gli approfondimenti fatti da Leotron sul tema della responsabilità estesa del produttore) gli operatori dell’usato dovranno non solo reinventarsi operativamente e commercialmente, ma anche dotarsi dei concetti di marketing necessari a far emergere le proprie proposte nel seno delle nuove tendenze di gusto promosse da governi e big corporation (oppure al di fuori di esse, se fosse necessario).

La partita è iniziata. Stay tuned.

Fonti:

https://europa.eu/new-european-bauhaus/index_en

https://www.ilsole24ore.com/art/new-european-bauhaus-che-futuro-vuoi-vivere-AEPOppM?refresh_ce=1

https://www.guidaeuroprogettazione.eu/new-european-bauhaus/

https://europeandme.eu/new-bauhaus-the-right-to-aesthetic-integrity/

New European Bauhaus: beautiful, sustainable, together. (europa.eu)

https://www.lenius.it/cose-il-new-european-bauhaus/

https://europa.eu/new-european-bauhaus/about/about-initiative_it

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