Cosa dice Ecomafie sui flussi informali del riuso
Redazionale
La Commissione Ecomafie, poco prima di sciogliersi per la fine della legislatura, ha pubblicato la sua relazione finale sul fenomeno dei flussi paralleli di rifiuti. Un fenomeno complesso ed articolato che riguarda diverse frazioni di rifiuto e una discreta gamma di illeciti. Tra gli argomenti approfonditi in questa relazione c’è anche quello del riutilizzo informale.
In merito al flusso dei rifiuti ingombranti (tra i quali ci sono molti mobili) e dei rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici (elettrodomestici, ecc..), la Commissione rileva l’esistenza di un “mercato parallelo dei materiali da recupero”.
Più nello specifico, si riferisce a:
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Concorrenza sleale degli operatori dell’usato informali rispetto agli sgomberatori locali formalizzati;
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Fenomenologia piuttosto diffusa relativa a “smantellamenti dolosi” di rifiuti ingombranti all’interno dei centri di raccolta (in particolare nelle giornate e negli orari di chiusura, benché siano attive come telecamere di videosorveglianza);
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Accessi abusivi ai centri di raccolta volti all’effettuazione di attività di furto o di “cannibalizzazione” di rifiuti ingombranti.
Tutte queste azioni rappresentano indistintamente, secondo il punto di vista della Commissione, una sistematica violazione delle normative sui rifiuti. Ma la vera novità della relazione non è l’analisi di questi problemi, che sono già ampiamente di dominio pubblico, bensì l’approccio innovativo delle sue proposte. Per superare il fenomeno dei flussi informali di riutilizzo la Commissione propone quanto segue:
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Aumentare il numero dei centri di raccolta (almeno uno ogni 5000 abitanti) ed estensione dell orario di apertura alla pausa pranzo (orario continuato) e al fine settimana, quando le famiglie tendono a fare lavori di sgombero e pulizie;
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Aumentare contestualmente il numero di centri di preparazione al riuso, uno per ogni centro di raccolta, in particolare per la raccolta di abiti usati, riparazione di mobili e RAEE;
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“Contrastare normativamente il rovistaggio con apposita e specifica norma incentivando parallelamente l’emersione della microimprenditoria attualmente dedita, informalmente, agli sgomberi domestici, anche attraverso la costituzione di apposita sottocategoria (come già avvenuto per i materiali ferrosi) presso l’ANGA e grazie ad una semplificazione amministrativa nelle procedure di regolarizzazione delle posizioni così come suggerito anche dai rappresentanti di Rete ONU nel corso della loro audizione. La necessità appare essere quella di sottrarre fette di mercato a quei sodalizi dediti professionalmente allo sgombro di locali domestici e che operano con conseguente smaltimento illecito dei rifiuti ritenuti non recuperabili e non portatori di un appetibile riscontro economico. Ovviamente tale apertura concordataria e di fattispecie in sanatoria va necessariamente affiancata ad una parallela e forte azione di contrasto nei confronti di coloro i quali ritengono di operare permanendo nel mercato dell’illecito”.
L’approccio mirato all’emersione delle economie vulnerabili, che trascende la mera repressione, è adottato in parte tenendo conto della voce degli operatori informali, e in parte guardando alle politiche di emersione dei recuperatori di rifiuti applicate dai governi dell’America Latina. E questa è un’altra grande novità.