Mercato dell'usato in prima linea alla Camera dei Deputati
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Mercato dell'usato in prima linea alla Camera dei Deputati

Lunedì 17 Giugno 2019
Giulia Giarola

Il mercato dell'usato in conto terzi muove circa 850 milioni di euro l'anno ed è strutturato con 3.000 attività in tutto il territorio nazionale. Un settore formalizzato al 100%, soggetto però a questioni fiscali, giuridiche e sociali che ne penalizzano l'attività.

Alessandro Giuliani, CEO di Leotron e vicepresidente di Rete ONU è stato recentemente audito alla Camera dei Deputati,  di fronte alle Commissioni Ambiente e Attività Produttive, nell'ambito dell'esame in sede referente delle proposte di legge C. 56 Vignaroli, C. 978 Braga, C. 1065 Vignaroli e C. 1224 Muroni recanti "Disposizioni per la disciplina e la promozione dell'attività di compravendita di beni usati, istituzione del Consorzio nazionale del riuso, nonché disposizioni per la formazione degli operatori del settore". Abbiamo intervistato Alessandro per approfondire il funzionamento del mercato dell'usato in conto terzi e conoscere nel dettaglio quali siano le principali criticità del settore, discusse in sede di audizione.

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In breve, come funziona un mercatino dell'usato in conto vendita?

"Il funzionamento di queste attività è semplice: un privato porta in vendita, in un mercatino, un oggetto che non utilizza più. L'oggetto viene caricato in conto vendita, viene esposto e poi venduto. Alla vendita il ricavato si divide con il cliente venditore, che assieme al suo rimborso riceve una fattura di provvigioni. Solitamente la provvigione è del 50%, in base al valore dell'oggetto e alla categoria, e da questa il mercatino dell'usato deve togliere il 22% di Iva, oltre ovviamente a tutte le spese e a tutte le altre imposte, a vario titolo. La diminuzione del carico fiscale è essenziale per questo settore, in quanto determinerà un recupero di competitività rispetto all'usato informale."

Quali sono le caratteristiche principali dei mercatini dell'usato?

"Le attività di acquisto e di vendita di oggetti di seconda mano, attraverso gli operatori professionali dell'usato, valorizzano un'economia locale. Per la vendita, le merci vengono infatti consegnate direttamente in negozio dal cliente privato; il denaro generato dalle vendite torna nelle tasche dei proprietari degli oggetti venduti, sostenendo così un'economia circolare a chilometro zero ed eco-friendly. I mercatini dell'usato, poi, sono microimprese a carattere familiare, attività che forniscono un servizio di compravendita per aiutare il privato nella vendita degli oggetti."

In che modo il mercato dell'usato è benefico per l'ambiente?

"A seguito di una serie di approfondite analisi campione sul territorio nazionale, risulta che un mercatino dell'usato riceve un numero complessivo di più di 80.000 pezzi ogni anno (dei quali più del 90% segue un percorso di riutilizzo e quindi non diventa un rifiuto), per un carico stimato in circa 100 tonnellate di merce, distratta dal ciclo di smaltimento urbano. Oltre all'evidente e forte impatto sui costi gestionali a carico della collettività, occorre anche sottolineare la significativa riduzione di CO2 con il conseguente beneficio ambientale ricadente sul territorio. A titolo esemplificativo il risparmio ambientale ottenuto da un mercatino dell'usato di medie dimensioni, per il solo reparto di abbigliamento, vale annualmente 109,5 tonnellate di CO2, (considerando l'opzione di smaltimento) al quale vanno sommati altre 18,5 tonnellate di CO2 e 1.835 metri cubi di acqua (considerando il solo cotone come materia prima), per la mancata produzione di prodotti nuovi. I benefici ambientali del mercato dell'usato quindi sono molteplici, generati dall'allungamento del ciclo di vita di un oggetto."




Parliamo di codici ATECO: qual è quello attribuito ad un mercatino dell'usato?

"Come ho detto prima, questa è un'attività di servizi dove il mercatino dell'usato opera in nome e per conto di un soggetto privato, vende un oggetto e percepisce una provvigione. L'ATECO che più si avvicina al mercatino dell'usato è il codice 46.19.02, ovvero Procacciatori d'affari di vari prodotti senza prevalenza di alcuno. Una tipologia identificativa che però non rispecchia la vera natura del settore dell'usato."

Perché è importante che una legge nazionale sancisca l'ATECO corretto?

"Sebbene un mercatino dell'usato possa essere considerato fiscalmente simile ad un procacciatore d'affari, le differenze sono notevoli. Un procacciatore d'affari è una persona che ha una valigetta e un'automobile e procaccia, appunto degli affari. Può andare bene nel settore immobiliare o nel settore commerciale. Un mercatino dell'usato dove le persone portano in vendita degli oggetti è quanto di più lontano da questa figura. La questione principale è legata all'interpretazione di Comuni e Camere di commercio di questa attività. Anche in questo caso, stiamo cercando una soluzione per proporre la creazione di un nuovo codice per i negozi conto terzi che faccia parte del gruppo degli "intermediari del commercio di vari prodotti", aggiungendo un quinto numero specifico per l'attività di usato conto terzi. La creazione del nuovo codice all'interno del gruppo degli intermediari è preferibile a un eventuale ingresso in un codice 47.79 che, derubricando il conto terzi a mera attività commerciale, lo penalizzerebbe gravemente dal punto di vista giuridico, urbanistico e fiscale."



Altra questione cruciale: la TARI per i mercatini dell'usato. Di cosa si tratta?

"TARI è l'acronimo di Tassa Rifiuti, l'imposta comunale dovuta ogni anno da chiunque possieda o detenga locali e aree scoperte adibiti a qualsiasi uso, e suscettibili di produrre rifiuti urbani. I proventi di questa tassa servono a coprire i costi che il comune sostiene per lo smaltimento dei rifiuti, e vengono calcolati tenendo conto della tipologia di attività, della quantità di rifiuti prodotta, della metratura delle aree tassabili e dei fattori territoriali. I Comuni hanno la possibilità di prevedere riduzioni tariffarie ed esenzioni della tassa sui rifiuti in caso di attività di prevenzione nella produzione di rifiuti, come nel caso dei mercatini dell'usato. Tali negozi, infatti, non possono produrre rifiuti in quantità tali assimilabili ad analoghe attività commerciali di vendita, anzi, come ho detto prima li prevengono. Eppure i Comuni sono molto restii ad applicare delle riduzioni, anche se previste dalla legge. Ciò che vogliamo fare, quindi, è impostare correttamente la questione TARI.

La legge a sostegno degli operatori dell'usato dovrebbe prevedere una percentuale di credito d'imposta per il contribuente, indipendentemente da ciò che interpreta e applica il singolo Comune."


Audizione di Alessandro Giuliani alla Camera dei Deputati

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