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Second-hand, l'orientamento dei consumatori italiani

Giovedì 14 Dicembre 2023

Redazionale

Anche quest’anno Subito e Doxa hanno pubblicato il loro consueto resoconto sulla Second-Hand Economy italiana. Uno studio che a nostro avviso presenta forti limiti al momento di dimensionare i volumi d’affari del settore ma che è molto interessante per la sua analisi delle propensioni di consumo (in merito alle metodologie utilizzate, consigliamo di rileggere l’analisi critica pubblicata nel 2021 dalla nostra Eleonora Truzzi).

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Nel loro ultimo rapporto Subito e Doxa affermano che i driver di espansione del settore dell’usato sono due: l’online (ossia le vetrine virtuali) e l’offline (ossia i negozi o il commercio ambulante). L’online avrebbe volumi di affari pari al 47% del totale, mentre l’offline lo supererebbe di stretta misura con un 53% del totale (è importante qui segnalare che il perimetro considerato dal report riguarda anche tutti i veicoli registrati, ossia il settore delle automobili usate).

Secondo lo studio la maggioranza dei compratori preferisce i canali offline (66% del totale) perché vuole vedere e toccare gli oggetti usati prima di portarseli a casa. Il 34% che sceglie l’online apprezza invece la “velocità di ricerca” (50% degli intervistati), la “disponibilità 24/7” (48%) e l’”assortimento più ampio” (44%). Tra gli intervistati che hanno dichiarato di vendere beni usati la grande maggioranza (73%) usa i canali online.




Il limite di questa impostazione d’analisi, ovviamente, è la separazione netta tra due canali che in realtà sono significativamente sovrapposti e intersecati; la Truzzi parla di “sostanziale integrazione delle due economie” (...) di fatti è sempre maggiore il numero di operatori dell'usato che utilizzano le piattaforme di annuncistica per raggiungere meglio il loro mercato”. E nel Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2021 si parla chiaramente della progressiva affermazione del modello “multimodale”. Nel commentare il Rapporto Nazionale sul Riutilizzo, il Direttore dell’Osservatorio sul Riutilizzo Pietro Luppi aveva dichiarato a Leotron quanto segue: “gli operatori dell'usato che gestiscono fisicamente le merci, le selezionano, le assortiscono, trovano i prezzi e risolvono problemi a chi si deve disfare di grandi quantità di oggetti, si doteranno sempre più di strumenti online. Non ha quindi senso dire che l'online sarà l'alternativa all'offline, quanto piuttosto sarebbe corretto dire che le attività che oggi sono prevalentemente offline cominceranno a ricorrere sempre più agli strumenti online l'online basato sull'annuncistica non è solido, ha cioè una capacità enorme di attrarre grandi investimenti internazionali ma non ha ancora trovato un punto di equilibrio e un proprio modello di business. Si può presumere che nel futuro, come in altri settori, l'online sarà più importante, ma probabilmente lo sarà in un'ottima multimodale. Gli operatori dell'usato che gestiscono fisicamente le merci, le selezionano, le assortiscono, trovano i prezzi e risolvono problemi a chi si deve disfare di grandi quantità di oggetti, si doteranno sempre più di strumenti online. Non ha quindi senso dire che l'online sarà l'alternativa all'offline, quanto piuttosto sarebbe corretto dire che le attività che oggi sono prevalentemente offline cominceranno a ricorrere sempre più agli strumenti online. Questa è la chiave di lettura".




Secondo Doxa e Subito a comprare usato sono soprattutto Generazione Z e Millennials (73%) e famiglie giovani con figli piccoli (75%), anche se non sappiamo quanto questi segmenti incidano in merito a volume d’affari. La prima ragione dell’acquisto sarebbe il risparmio (51%), seguito dal desiderio di compiere un acquisto “intelligente”(44%) e dal desiderio di evitare sprechi (41%); c’è infine un 38% che dichiara di acquistare l’usato per “abitudine”, dimostrando come questo tipo di mercato sia in fase di consolidamento.

La ragione per cui la grande maggioranza degli intervistati dichiara di vendere i propri oggetti usati è direttamente riconducibile al concetto di prevenzione dei rifiuti, il che dovrebbe far riflettere i nostri governanti in merito all’importanza della Second-Hand Economy nelle politiche ambientali. La prima motivazione data dagli intervistati in merito alla vendita è infatti quella di “liberarsi da oggetti che non si usano più” (76%, con punte dell’83% tra i baby boomers e dell’89% tra gli over 65); seguono il desiderio di abbattere gli sprechi (38%) e il guadagno (36%). Il bisogno costante di disfarsi di oggetti usati potrebbe essere motivato da un’alta rotazione degli acquisti: il 29% degli intervistati dichiara infatti di volersi liberare degli oggetti per cambiamenti di tipo personale legati a nuove passioni e mutate esigenze, mentre il 27% esprime la volontà di passare a un modello superiore dello stesso oggetto.

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