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Capodieci parla dei nuovi scenari EPR

Martedì 16 Novembre 2021

Redazione Leotron

Piero Capodieci, industriale e top manager del settore cartotecnico, è stato il primo presidente del Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) e successivamente è stato Presidente di Comieco. Più di altri, alla fine degli anni '90 Capodieci si è trovato sulle spalle il compito di tradurre in realtà le prescrizioni del decreto Ronchi sulla responsabilità estesa del produttore nel sistema imballaggi. Leotron gli ha chiesto di fornire un'opinione sull'andamento della responsabilità estesa del produttore in Italia, anche in vista della sua prevedibile applicazione su frazioni ad alto livello di riutilizzabilità come l'abbigliamento, i mobili e i materassi.

intervista-capodieci

Capodieci, cosa devono aspettarsi gli operatori del riutilizzo dai nuovi scenari di responsabilità estesa del produttore?

In seguito al decreto legislativo 116/2020 l'Italia sembra dirigersi verso modelli in cui produttori si consorziano in organismi senza fine di lucro, ma non è chiaro se gli operatori del riutilizzo e dell'economia sociale potranno partecipare alla governance degli stessi; la legge infatti indica di includerli 'ove possibile', ma si tratta di una formula molto vaga. Un altro aspetto che mi colpisce è che i produttori dovranno coprire i costi al netto dei ricavi, e ciò in tutta evidenza prefigura schemi in cui i produttori diventano proprietari del rifiuto e le imprese che oggi vivono di valorizzazione si trasformano in fornitrici di servizi. Questo cambia completamente la struttura del business. La legge non vieta che vengano stipulati accordi in cui i produttori concedano la titolarità del rifiuto ad imprese specifiche, ma ciò dovrebbe avvenire individualmente e caso per caso.

Con la nuova norma l'Italia, in nome del libero mercato promuove la nascita di una pluralità di consorzi che entreranno in concorrenza tra di loro. Ciò è un bene o un male?

Non vorrei dare la sensazione di essere affezionato allo schema CONAI, ma bisogna prendere atto di alcuni suoi importanti aspetti positivi che ora rischiano di sparire. Alla fine degli anni novanta, a differenza di altri paesi europei, l'Italia scelse di adottare uno schema che riducesse il più possibile la probabilità di evasione, creando una cabina di regia centralizzata e implementando sistemi di rendicontazione e controllo basati non solo sull'output dei produttori ma anche sul loro input; al momento di chiedere il contributo ambientale sulle bottiglie a una fabbrica di gassosa, ad esempio, si andavano a chiedere le fatture anche al fornitore delle bottiglie, con il risultato che per barare avrebbero dovuto mettersi d'accordo in due entrando peraltro in difficoltà anche con lo scarico dell'IVA. Questo sistema ci ha permesso di avere il tasso di evasione dagli obblighi ambientali più basso d'Europa dove a pagare sono tutti, dai più grandi ai più piccoli. Al contrario, paesi come la Gran Bretagna, la Francia, la Germania ed altri, hanno scelto di applicare gestioni decentralizzate in cui i contributi da pagare sono basati esclusivamente sulle autodichiarazioni dei produttori relative all'output immesso al mercato; ciò è inevitabilmentre sfociato in tassi di evasione altissimi oltre che in distorsioni pesanti sul conteggio dei risultati. In Germania l'assenza di controlli efficaci e verifiche incrociate di coerenza favorisce un'esagerazione delle dichiarazioni, con il risultato che anni fa per gli imballaggi in carta e cartone, a livello paese, risultava recuperato il 134% dell'immesso al consumo; ciò ovviamente è impossibile, e paradossalmente aiuta la Germania a ostentare altissimi livelli di recupero dei rifiuti. La Gran Bretagna, che è la patria del mercato, dopo aver preso atto della propria situazione e di quella degli altri paesi europei che adottano questo tipo di modelli, ha annunciato che cambierà rotta probabilmente in favore di modelli centralizzati, dove ci sia un unico principio di responsabilità e un'unica cabina di regia.




Per il settore tessile, dove l'introduzione della responsabilità estesa del produttore sembra essere imminente, ha qualche considerazione da fare?

Secondo me il tessile, a differenza di altri settori, ha un vantaggio di riconoscibilità dei brand che, grazie a controlli a campione, può rendere possibile un'ottima conoscenza del flusso, proprio come accade con gli elettrodomestici. Rispetto alla gestione, esiste anche un'altra opportunità: grazie agli alti tassi di riutilizzabilità si potrebbero implementare circuiti di raccolta separati, dove il riutilizzabile prende una direzione e il non riutilizzabile un'altra direzione. Immagino, ad esempio, contenitori stradali di colori diversi. Il costo di una raccolta dove riusabile e non riusabile sono mescolati è assolutamente folle, perché implica un maggiore sforzo di selezione e itinerari logistici irrazionali.

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