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Riutilizzo in Italia e in Europa, i primi dati ufficiali

Mercoledì 06 Marzo 2024

Redazionale

Il Riutilizzo è in cima alla gerarchia delle pratiche indicate dalla norma ambientale europea ed italiana, ma non esiste ancora una chiara quantificazione del fenomeno. Ai sensi della direttiva 2008/98/CE gli Stati Membri dell’Unione Europea sono obbligati ad applicare misure che incoraggino il riutilizzo, a monitorare e analizzare l’implementazione di queste misure, e a quantificare i volumi di riutilizzo in base a una metodologia europea comune; i risultati di questa quantificazione debbono essere inviati ogni anno alla Commissione Europea in un formato che la Commissione stessa stabilisce. Questi obblighi di misurazione e reportistica, d’accordo con la decisione EU 2021/2019, sono operativi a partire dal 2023 e prendono come primo anno di riferimento i dati del 2021. “Non si tratta di una burocrazia inutile” sottolinea il Presidente di Rete ONU Alessandro Stillo. “E’ infatti a partire da questi dati che vengono elaborate le politiche riguardanti il settore del Riutilizzo. Se i dati sono errati e superficiali, le politiche sono per forza di cose sbagliate e inefficaci”.

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Il 29 febbraio 2024 l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha pubblicato la prima versione dei report consegnati dai paesi dell’Unione Europea. “Per quanto riguarda l’Italia” riferisce il Portavoce di Rete ONU Alessandro Giuliani “i dati sono il risultato di un accurato lavoro di analisi compiuto da ISPRA con l’aiuto di Rete ONU, che è l’associazione di categoria che rappresenta i numerosi comparti del settore del riutilizzo italiano. Il tavolo tecnico tra ISPRA e Rete ONU ha mosso i primi passi a febbraio del 2023 e si è sviluppato in varie sessioni dove sono stati affrontati sia gli aspetti qualitativi e metodologici che i dati a disposizione; grazie a questa interazione e alla serietà dei tecnici di entrambe le parti ISPRA è riuscita a offrire, per la prima volta, un dimensionamento ufficiale del fenomeno”.




L’analisi, che per quest’anno si è concentrata con il segmento più formalizzato, che è il comparto dei negozi dell’usato conto terzi, ha ottenuto i seguenti risultati:

231.714 tonnellate di beni riutilizzati nel 2021, di cui:

  • 13.933 tonnellate di tessili
  • 63.434 tonnellate di apparecchi elettrici ed elettronici
  • 119.067 tonnellate di mobili
  • 35.280 tonnellate di altre frazioni merceologiche

“I dati presentati da ISPRA sono importantissimi, perché offrono per la prima volta a livello ufficiale un dimensionamento del fenomeno che è basato sull’economia reale del settore” commenta il Direttore del Comitato Scientifico di Rete ONU Pietro Luppi, che ha curato direttamente il lavoro tecnico con l’ente ministeriale. “Tuttavia, non è stato ancora possibile procedere alla quantificazione del Riutilizzo operato dalle innumerevoli microimprese ambulanti che, spesso in modo informale, contribuiscono in modo decisivo alla prevenzione dei rifiuti nel nostro paese. Con ISPRA stiamo già ragionando su questo punto: servono delle metodologie specifiche, che vadano al di là delle stime generali che finora Rete ONU è riuscita a fornire nei suoi rapporti. Quando anche questo segmento emergerà, i numeri del Riutilizzo dell’Italia schizzeranno ancora più in alto superando probabilmente le 500.000 tonnellate annue, ossia più del doppio di quelle tutt’ora registrate”.




L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha pubblicato i dati italiani forniti da ISPRA a fianco dei dati forniti dagli Stati Membri, con un risultato globale di Riutilizzo in Europa che sfiora 6 mililoni e mezzo di tonnellate nel 2021. “I dati procapite che risultano dai rapporti degli Stati Membri sono molto diversi e a volte incoerenti, ma in questa fase incipiente a influire in modo determinante sono le discrepanze metodologiche; di fatti per questa reportistica l’Europa ha fornito un formato molto generale ma non indicazioni metodologiche precise. A contare moltissimo, ad esempio, è il conteggio degli scarti di costruzione riutilizzati nel settore edile, che l’Italia per ora non ha incluso nel conteggio e che in paesi come la Germania e il Belgio rappresenta circa il 50% del volume dichiarato. A cambiare sono anche i perimetri merceologici o di attività considerati: i paesi spesso non parlano degli stessi fenomeni, con il risultato che la Francia dichiara solo 1 kg di riutilizzo ad abitante mentre la Germania ne dichiara 36. Ci sono poi fenomeni che vanno osservati nello specifico, come quello dei Paesi Baltici, dove risultano performance medie superiori ai 70 kg procapite ma dove a influire in modo decisivo potrebbero essere i flussi transfrontalieri informali ricevuti da zone dell’Europa più ricche e poi triangolati al grande mercato russo”, ha precisato Pietro Luppi. “Quando si arriverà a una metodologia comune e tutti i segmenti saranno emersi, le reportistiche rispecchieranno più fedelmente la realtà, e ci potrebbero essere grandi sorprese nella classifica dei paesi europei che riutilizzano di più”.

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