TARI 2019: come ridurre la Tassa sui rifiuti per i mercatini
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TARI 2019: come ridurre la Tassa sui rifiuti per i mercatini

Sabato 20 Aprile 2019
Giulia Giarola

La riduzione della TARI per i negozi dell'usato non è solo una necessità: è prima di tutto una questione di principio, dato che lo scopo di tali attività è proprio quello di prevenire la formazione dei rifiuti, dando nuova vita ad oggetti che possono essere riutilizzati. Leotron sostiene al 100% i negozi dediti al riuso nella vittoria contro una tassa che dovrebbe trasformarsi in un incentivo, visto anche il notevole beneficio ambientale che ne risulta. Un sostegno che si concretizza ogni giorno con azioni sul campo.

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TARI: cos'è la Tassa Rifiuti?


TARI è l'acronimo di Tassa Rifiuti, l'imposta comunale istituita con la legge di stabilità 2014. Essa in pratica prende il posto della vecchia Tares ed è dovuta ogni anno da chiunque possieda o detenga locali e aree scoperte adibiti a qualsiasi uso, e suscettibili di produrre rifiuti urbani. La norma, introdotta con il decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158, è stata impostata per le utenze non domestiche.

I proventi di questa tassa servono a coprire i costi che il comune sostiene per lo smaltimento dei rifiuti, e vengono calcolati tenendo conto della tipologia di attività, della quantità di rifiuti prodotta, della metratura delle aree tassabili, dei fattori territoriali (nord, centro, sud) e del numero di abitanti del singolo comune (fino a 5.000 abitanti oppure a partire da 5.000 abitanti).

Più precisamente, la TARI si compone di una parte fissa ed una variabile:


Se il principio fondamentale per l’applicazione della TARI è quello in base al quale chi inquina paga, il comune può determinare la propria tariffa commisurando la tassa a quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie.

Oltre a tutto questo, però, bisogna conteggiare anche il tributo provinciale per l'esercizio di tutela, protezione ed igiene dell'ambiente (Tefa), determinato dalla Provincia in misura non inferiore all'1% né superiore al 5% delle tariffe della tassa sui rifiuti.




Come viene calcolata la TARI?


Il decreto provvede a determinare attraverso l'incrocio dei dati (tipologia di attività, territorio e abitanti) i coefficienti minimo e massimo applicabili, demandando la determinazione della tariffa agli enti locali, il cui coefficiente da applicare viene quindi stabilito in relazione al piano finanziario degli interventi relativi al servizio di raccolta e di smaltimento dei rifuti.

Il comune applicherà tale coefficiente che verrà quindi moltiplicato per la metratura delle aree tassabili, determinando quindi l'importo da pagare. Le tariffe TARI sono quindi commisurate alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte, e sulla base dei criteri determinati dal regolamento di cui al DPR 27 aprile 1999 n. 158.

L’importo è stabilito dal regolamento comunale e l'imposta è dovuta per l'anno solare. Annualmente le amministrazioni comunali deliberano le nuove tariffe, per settore e categoria, sulla scorta dei reali costi del servizio contabilizzato nel periodo precedente e posto a bilancio.

 

Usato: un incentivo al posto della tassa


Va da sé che i mercatini dell'usato, non producendo rifiuti e addirittura prevenendo la loro formazione, dovrebbero essere totalmente esenti dalla TARI. Invece, ad oggi, vengono ancora assoggettati ad una tariffa molto elevata nonostante il loro tipo di attività. Perché?

Purtroppo per gli operatori dell'usato esiste ancora un vuoto legislativo. Il decreto, infatti, non prevede la tipologia di attività che questi operatori esercitano e pertanto la categoria applicabile per un mercatino dell'usato è oggetto di interpretazione da parte dei comuni, che tendono a non considerare per tali esercizi il notevole risparmio ambientale da loro prodotto. Mediamente un negozio dell'usato riceve un numero complessivo di 200.000 articoli ogni anno, per un carico stimato in circa 400 tonnellate di merce sottratta dal ciclo di smaltimento urbano.

Le conseguenze sono piuttosto rilevanti: una grande riduzione di CO2 (circa 100 tonnellate/anno) con un beneficio ambientale che ricade sull'intero territorio comunale. Nel caso delle attività dedicate al riuso il numero di beni reimmessi in circolo supera di gran lunga i rifiuti che la stessa attività genera. Ecco perché per i mercatini dell'usato che fanno prevenzione dei rifiuti dovrebbe applicarsi un incentivo economico al posto della tassazione.




Cambiamenti e passi in avanti dal 2015


 A dicembre 2015 è stato fatto un primo passo in avanti con l'approvazione del Collegato Ambientale che prevede la possibilità per i comuni di applicare riduzioni tariffarie ed esenzioni della TARI per le attività che si occupano di prevenzione dei rifiuti e quindi, il settore dell'usato. Il problema era che un comune poteva anche non prevedere una riduzione sulla TARI per i mercatini, quindi non è stata una soluzione soddisfacente.

Un altro passo importante poi è stato fatto poi il 17 marzo 2016, al convegno organizzato da Rete Onu “Il valore aggiunto dell’usato all'economica circolare”, che si è svolto nella sala Aldo Moro alla Camera dei Deputati per presentare le nuove proposte di legge riguardanti l'usato. Qui, esperti del settore e politici si sono incontrati per discutere non solo di un codice Atecofin specifico e dell'Iva ridotta al 10% per i negozi dell'usato, ma anche del grave peso della TARI per queste attività.

A conseguenza di ciò, a maggio 2016 è arrivata una nuova proposta di legge che prevede gli sgravi per la Tassa Rifiuti, per consentire agli operatori del riuso di svolgere in piena agibilità e trasparenza la loro attività, sviluppandone appieno le esternalità positive in campo ambientale, occupazionale, sociale e culturale.

 

Come ridurre la TARI per un mercatino dell'usato?


La domanda sorge spontanea: è possibile, quindi, ridurre la TARI per un mercatino dell'usato? Quali sono le procedure che si possono applicare ad oggi? Ecco i nostri consigli:

1. Verifica come è inquadrata l'attività: se è commerciale o di servizi hai buone probabilità di ottenere una riduzione.

2. Verifica la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività): se l'agenzia d'affari non è affiancata a un'attività commerciale - quindi non hai richiesto la licenza per il nuovo - hai ottime probabilità di ottenere una riduzione. Nel caso lo ritenessi opportuno puoi rinunciare alla licenza del nuovo con una comunicazione al Comune.

3. Contatta un avvocato della tua zona in modo che possa preparare un'istanza per la riduzione e presentarla al comune, basandosi sui concetti espressi e richiamando la sentenza d'appello della Commissione Tributaria Regionale. Nel caso il Comune negasse la riduzione potrai fare riscorso. 

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